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Nadal, il Re di Parigi

Quando uno sportivo diviene leggenda

A scuola fin da piccoli ci insegnano come l’Arte – con la A maiuscola – renda l’artista immortale: l’opera che è in grado di plasmare con le sue mani e con la sua testa, sia essa un quadro, una scultura o uno scritto, ne ricorderà infatti il nome e il cognome per l’eternità. Se il tempo che fugge, si sa, non risparmia nessuno di noi, nulla può però davanti alle gesta degli “eccelsi” che ci lasciano eredità da custodire gelosamente. E tra le tante eredità da custodire gelosamente in ambito sportivo c’è anche quella di Nadal che, trionfando al Roland Garros 2020, ha stabilito un record: lo spagnolo è il primo tennista in assoluto nello score di questo torneo, vincendolo per ben 13 volte con un bilancio di 100 vittorie e 2 sconfitte. Mai nessuno era arrivato a tanto. Ciò che ci colpisce, al di là del record pazzesco, è la naturalezza con cui il 34enne nativo di Manacor gioca ancora oggi a tennis: colpi puliti, precisi, zero frenesia e ottima tenuta in campo ne fanno un atleta bionico meritevole di indossare la corona. Quale corona? Dopo quello che ha combinato all’ultimo Roland Garros, Rafa è diventato ufficialmente il Re di Parigi! Il sovrano di origini spagnole difficilmente avrà intenzione di abdicare nei prossimi anni ora che la “la villa lumiere” è sua. Il countdown è cominciato: manca un mese al prossimo Roland Garros! Vuoi vedere che la sua intenzione è di migliorare l’attuale record di 100 vittorie e 2 sconfitte? Da un professionista affamato di titoli qual è non ce ne meraviglieremmo affatto.

Đoković letteralmente annientato un anno fa

Un record del genere rimarrà nei secoli dei secoli: impossibile per le generazioni che verranno dopo di noi non venire a conoscenza dell’impresa mostruosa di Nadal che nel 2020 – lo ricordiamo – è divenuto l’unico tennista in assoluto ad aver conquistato il Roland Garros per 13 volte. Scusate se ci ripetiamo ancora una volta ma ciò che è riuscito a fare lo spagnolo è qualcosa di leggendario. Prima che prendesse il via il secondo dei tornei del Grande Slam in ordine cronologico, tra l’altro il nostro preferito per intensità e colpi di scena, sapevamo che Rafa avrebbe potuto fare bene, visto che era comunque tra i favoriti per la vittoria finale, ma che addirittura fosse in grado di surclassare un totem come Đoković… Ve lo confessiamo: nemmeno nei nostri sogni più irrealistici saremmo mai arrivati a immaginare tanto. Eppure è successo: il serbo è stato letteralmente annientato durante un incontro senza storia e lo spagnolo è così entrato a far parte dell’Olimpo del tennis (come se non fosse già presente!), facendo capire a tutti perché ancora oggi è il numero 1 della terra battuta. Lo ammettiamo: la prestazione in finale del serbo ci ha stupito in negativo: poco concentrato, nervoso, a tratti distratto, il campionissimo di Belgrado non ha praticamente mai opposto resistenza. Nel terzo e decisivo parziale, ha avuto sì un sussulto che però non è stato sufficiente per arginare il fiume in piena Rafael Nadal. A detta del suo medico Angel Cotorro, lo spagnolo continua sempre a superarsi perché, oltre alla grande potenza fisica e all’importante resistenza aerobica di cui dispone, gestisce i momenti di tensione come pochi altri tennisti. Ecco spiegato il perché del record pazzesco stabilito. Un momento: ma il tempo non dovrebbe passare per tutti? Un dubbio ci viene visto che Nadal, pronto a stupirci ancora, sembra essere stato esentato da tale legge divina. L’artista e l’arte, nel suo caso, appaiono entrambi immortali. 

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