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I più grandi crolli emotivi e fisici dei campioni dello sport

Fatica, sudore e pressione: ecco gli sportivi che sono crollati in campo.

Da professionisti strapagati ci si aspetta sempre un comportamento esemplare, sia sui campi da gioco che nella vita di ogni giorno. Ed è così nella maggior parte dei casi. Eppure, a volte, la frustrazione per non aver raggiunto l’obiettivo dopo mesi e mesi di duro allenamento, e le mille pressioni a cui spesso si è sottoposti, finiscono per esplodere in raptus di follia e crolli psicofisici. La storia dello sport è piena di questi esempi, non ultimo quello di Novak Djokovic che agli US Open è stato squalificato per aver colpito (involontariamente) con una pallina una giudice di linea. Vediamo gli episodi più clamorosi.

Lo sbruffone del tennis.

Il campione di tennis John McEnroe, ad esempio, occupa un ruolo privilegiato in questa poco invidiabile classifica. L’ex numero uno al mondo e vincitore di sette titoli dello Slam fu protagonista, ormai quaranta anni fa, del famoso crollo nervoso durante il match contro il connazionale americano Tom Gullikson a Wimbledon. Fatale fu quel colpo di McEnroe che atterrò vicino alla linea e che per il giudice di linea fu considerato “fuori”. Apriti cielo! John McEnroe prese a sbraitare contro l’arbitro: “Non puoi essere serio!”, aggiungendo epiteti e imprecazioni varie che, clamorosamente, gli valsero solo due punti di penalizzazione e 750 sterline di multa. Alla fine, McEnroe superò Gullikson in tre set e, due settimane dopo, riuscì a battere finalmente in finale Bjorn Borg, altra leggenda del mondo del tennis, famoso anche per le sue disavventure in campo imprenditoriale, vincendo così il primo dei suoi tre Championship.

Il mistero della finale della Coppa del Mondo 1998.

A distanza di oltre venti anni rimane avvolto nel mistero il crollo fisico che colpì Ronaldo nella finale della Coppa del Mondo del 1998 in Francia. Il brasiliano, stella della sua nazionale, si era presentato al più importante appuntamento calcistico forte di una stagione (al debutto con la maglia dell’Inter) da 34 gol e, sino a quel momento, aveva trascinato i verdeoro a suon di dribbling, gol e giocate al fulmicotone, come nel più classico dei copioni del Fenomeno. Il giorno della finale, però, accadde qualcosa: dopo aver pranzato con i compagni di squadra, Ronaldo si accasciò a terra, in preda alle convulsioni. Il Fenomeno era a pezzi ma gli esami svolti nelle ore successive non mostrarono nulla di anomalo. Mario Zagallo, ct del Brasile, in un primo momento non schierò Ronaldo nell’undici titolare, salvo poi inserirlo all’ultimo minuto al posto di Edmundo.

Zidane Materazzi

Quella fu una delle peggiori partite mai disputate dal Fenomeno. La Francia grazie al gol di Emmanuel Petit e alla doppietta segnata da Zinedine Zidane (qualche anno più tardi protagonista della famigerata testata rifilata al petto di Marco Materazzi in un’altra finale mondiale) umiliò il Brasile. Ancora oggi restano indelebili le immagini di un Ronaldo claudicante e senza forze alle prese con la discesa sulle scale dell’aereo.

La peggiore rissa nella storia del basket.

Molto prima di ingentilirsi e diventare Metta World Peace, Ron Artest, campione NBA con i Lakers nel 2010, fu protagonista di una delle risse più famose nella storia dello sport americano. All’epoca, World Peace e i suoi Pacers stavano sfidando a Detroit i Pistons in una tesissima finale di Eastern Conference quando John Green, un tifoso assiepato sulle gradinate del palazzetto, lanciò un bicchiere di Coca Cola che colpì Artest. Il giocatore scattò improvvisamente, si arrampicò sugli spalti e cominciò a prendere a pugni il tifoso protagonista del lancio del bicchiere. Ne venne fuori una mega rissa che coinvolse più di cento persone, tra giocatori, tifosi e agenti della sicurezza. Due tifosi vennero banditi a vita dal palazzetto di Detroit, nove giocatori furono espulsi e poi multati. Artest pagò il prezzo più alto: stipendio (di 5 milioni di dollari) perso, libertà vigilata per un anno e sospensione per una stagione da tutte le gare del campionato.

Il vampiro Mike Tyson.

Infine, chiudiamo la nostra rassegna parlando di un altro celebre episodio di violenza che nel 1997 vide protagonista Mike Tyson ed Evander Holyfield. Iron Mike si stava giocando la rivincita del primo incontro che aveva visto la vittoria per ko tecnico di Holyfield quando, nel corso della terza ripresa e dopo aver incassato una sequela di colpi dal suo avversario, diede di matto, prendendo a morsi Holyfield, fino a staccargli parte dell’orecchio sinistro. L’arbitro a quel punto sospese il match squalificando Tyson che, inutilmente, provò a scatenare l’ennesima, e insensata, rissa sul ring.

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